Fuorilegge per legge.

 

 

La politica, che piaccia o no, è fatta per conciliare esigenze, aspettative, istanze e desideri di comuni cittadini, associazioni, correnti e lobby più o meno potenti. E’ quindi normale che per accontentare gli uni, anche in base al loro ‘peso politico’, si arrivi a modificare una legge, scontentando altri. Però è quanto meno discutibile l’accezione secondo la quale è più giusto (o più facile) scagliarsi contro i fuori stradisti, piuttosto che occuparsi del danno al territorio e all’ambiente che si perpetua a causa delle tante discariche abusive, scarichi industriali, abusivismi edilizi, inceneritori e impianti non a norma.

Fatto sta che in Piemonte è passata una modifica alla legge sul fuoristrada, per cui l’unica possibilità per organizzare gare è quella di richiedere l’autorizzazione alla Provincia per una pista permanente; praticamente il tracciato deve avere requisiti simili a quelli richiesti per un crossodromo, anche se poi si userà una volta l’anno. Ammesso e non concesso che il Comune interessato sia d’accordo, bisogna affrontare una grossa spesa per progetto, valutazione ambientale, ecc, con il rischio non indifferente che il sito, valutato per un uso che non è il suo, venga giudicato non idoneo.

Fuorilegge per legge quindi chi organizza gare, a meno di dimostrare requisiti nettamente superiori a quelli ragionevolmente necessari.

Da parte della Federazione, un laconico comunicato tranquillizza sul regolare svolgimento del campionato regionale, senza spiegare però come… e intanto cominciano a saltare le prime gare.

E così, mentre a Coazze l’agguerrito Sindaco si è sbattuto per la buona riuscita dell’Europeo, raccogliendo, come evidenziato dal maggior quotidiano piemontese, esposti e ispezioni da parte della Forestale, la prima gara di Regionale a Mezzana si è svolta solo perché la Provincia di Biella ha dato l’autorizzazione senza richiedere tutte le pratiche volute dalla legge!?!

Non voglio approfondire oltre l’argomento, nella speranza che le cose si risolvano a breve. Voglio invece condividere con voi questa mia esperienza: non so se ha  un nesso con questo problema, forse non c’entra niente… o forse è proprio il nocciolo della questione. Comunque sia, se questa cosa da un lato può servire a qualche nostro politico per meglio comprendere e valutare le vere emergenze della gente, e dall’altra serve a noi, per non arrenderci davanti all’ennesima ingiustizia, pretendendo rispetto e attenzione, tanto meglio…                                                        .  

Questo inverno mi sono recato in un paesino di montagna per prendere delle tome presso un margaro. Sono alla prima visita. Lascio il paese e proseguo lungo una strada ripida, stretta e mal pulita dalla neve, per alcuni chilometri. Lungo la strada osservo le pendici rocciose, costellate di massi e pietraie, terreno ideale per una gara penso, nella mia ingenua quiescenza di persona che grossi problemi non né ha, e che può dilettarsi in questi pensieri. Poi raggiungo la malga… isolata, fatiscente, grossi cani e un disordine generalizzato a provare le fatiche di tutto un inverno. Il margaro non c’è: lavora in fabbrica per pagarsi la mutua e la pensione… la pastorizia è la sua passione, ma deve considerarla un ‘hobby’, ci dicono. Ci riceve la moglie con le due figlie. Vanno a scuola a fondo valle: quando c’è neve scendono con il trattore fino al paese e da lì partono con la corriera; 28 km per raggiungere la città e frequentare una scuola che difficilmente darà loro un futuro.

La giovane madre è eccezionale: sprizza energia e voglia di vivere dagli occhi, non smette di parlare, felice per la visita e non si cura della difficoltà nel pesare le tome a causa del braccio inerte. Mia moglie risponde a tono, come solo le donne sanno fare, mentre io mi perdo nei miei pensieri: gare di trial… rispetto per l’ambiente… Se qualcuno merita rispetto è questa  donna; 35 anni, un braccio perso a causa di un intervento mal riuscito, due figlie da allevare e il capo coperto da un foular per nascondere gli effetti della chemio. Questa famiglia vive da vicino “l’ambiente” e tutte le difficoltà che il farlo comporta. Subisce l’isolamento montano, la scomodità nei trasporti, la malasanità e le ingiurie della malattia… eppure era da tempo che non vedevo un viso così sereno. Questa è gente da rispettare, gente che sorride quando passi, sempre disponibile a scambiare due parole e ad indicarti la via. Gente che si alza prima dell’alba, munge le mucche, va a scuola o in fabbrica e torna a casa per portare le bestie al pascolo… e poco importa se il trattore fuma perché non è euro 4. Che differenza con quelli spocchiosi e talebani, vestiti con abbigliamento ‘tecnico’ e pedule all’ultima moda, quelli che non rispondono al saluto quando ti fermi per farli passare, anzi, fanno la faccia schifata, anche se loro a fare quel sentiero faticano molto meno di noi trialisti, anche se loro la montagna la vivono solo la domenica e poi tornano in città ad inquinare, magari con quel SUV parcheggiato appena più in basso… “Ho visto sulla neve i segni di una moto da trial” …mi intrometto, anche per cambiare discorso, a metà di una frase sulla difficoltà di raggiungere la città per la ‘terapia’, come la chiama lei. Con la mano ‘buona’ appoggia l’altra sul tavolo, sorride ancora e mi risponde che è un vecchio trial del marito: lo usa per raggiungere l’alpeggio dove tiene le mucche d’estate… Beh, almeno su questo lui è tranquillo; la legge non contempla l’attività sportiva, ma quella agro-silvo-pastorale sì… che fortuna questo uomo…

 

Di morali c’è né più d’una: certo la più evidente e che ci sono cose più importanti del trial, ma anche che chi ha il potere è sempre molto distante dai problemi della gente, che il vivere sano non ti risparmia  dalle malattie, che l’amore per la natura ha molti approcci e molte facce, e che chi crede in quel che fa… è giusto che continui, con ostinazione.

 

                                                                                                                                                            3g